Gli ultimi giorni di stacco dal lavoro prima del tour de force in vista del Natale erano un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. L’idea che ci trascinavamo da metà novembre era quella di andare a ciaspolare da qualche parte ma ahimè, come tutti sappiamo, di neve per adesso nemmeno l’ombra.
Quindi rimesse le ciaspole nell’armadio, abbiamo dirottato la nostra attenzione su una due giorni di full immersion di camminate, buona compagnia e ovviamente cibo nei boschi e sulle montagne a noi care, quelle del Casentino e più in particolare quelle della Burraia. Il rifugio La Burraia ha accolto noi e anche un cane di piccola-media taglia parte della comitiva per la notte di domenica, offrendoci una lauta cena a base di tagliatelle al sugo fatte in casa, filetti di maiale al pepe verde e crostate fatte in casa come dessert; ottimi i piatti e gentilissimi i gestori, ci sentiamo di consigliarvelo!
Veniamo alle due escursioni.
La domenica, appena arrivati e posati i bagagli, abbiamo messo gli scarponi e abbiamo proseguito lungo la strada asfaltata fino ai campi da sci. Da lì inizia il sentiero natura che scende in mezzo al bosco fino a Campigna. Sono quasi 7 km di sentiero largo, abbastanza fangoso dato il maltempo di questi ultimi tempi e che viene utilizzato anche dalle mtb. Pranzo al sacco del ricovero nei pressi del ristorante lo Scoiattolo e siamo risaliti da Campigna nel sentiero che costeggia, ripido, la strada asfaltata. Il fondo è composto da sassi e pietre, quelli della vecchissima strada romana. Peccato per il tempo, leggermente piovoso, che non ci ha abbandonato per un secondo lungo tutti i 14 km del giro.
Ieri, 8 Dicembre invece, i programmi erano un po’ più ambiziosi. Alzati (e rifocillati) di buon ora, abbiamo seguito la strada asfaltata fino all’area di sosta di Fangacci, accompagnati dalla fedele nebbiolina che fino a qui non ci ha mai abbandonati. Da lì, superata la sbarra, siamo scesi fino alla Fonte del Borbotto, 3 km di largo sentiero con un cielo un pelo più scoperto e la nebbia lasciata alle spalle. Alla fonte del Borbotto è presente e disponibile un ricovero autogestito, con camino, tavolo e 6 posti letto; un’ottima base di appoggio per uno spuntino a metà mattinata. Sfoderato infatti l’immancabile fornelletto, ci siamo concessi un tè caldo che si prendesse cura delle dita intorpidite dal freddo, accompagnato da qualche biscotto e barretta.
Di nuovo in marcia, per risalire verso il Monte Falco; giunti in prossimità di Capo d’Arno, avremmo anche potuto girare verso il Monte Falterona, ma abbiamo preferito proseguire verso il Lago degli Idoli, dove abbiamo consumato il pranzo nel piccolo ma confortevole gabbiotto (è presente anche una stufa!) che se ne sta placido vicino alla riva del lago. Bevuto l’ottimo caffè, gambe in spalla per giungere fino alla cima del Monte Falco; qui, con il cambio di versante, cambia totalmente anche il clima; dal paesaggio praticamente autunnale, siamo passati ad un freddo secco e intenso, con tanto di passaggi sotto gli alberi ghiacciati più esposti al vento. Molto suggestivo, così come la vista offerta dalla vetta del Falco libera dalle nuvole. Il tempo quindi di qualche foto per iniziare a ridiscendere passando sui prati della Burraia e lungo la linea di confine tra Toscana ed Emilia Romagna per tornare alla macchina lasciata al rifugio della Burraia. Totale 18,5 km.
Un paio di notazioni a margine: visto il clima e le temperature abbastanza rigide (mai sopra 1 o 2 gradi centigradi) per la pianificazione di certe gite è bene prevedere di indossare una calzamaglia sotto i pantaloni (se questi non sono invernali) e dei guanti, da mettere e togliere a seconda del vento e dell’impegno richiesto dal sentiero (più è ripido e più scaldiamo!), oltre che un buon wind stopper e un guscio in caso di pioggia. Considerate che i più calorosi di noi non avevano mai meno di 3 strati addosso (maglia asciugasudore, felpa in polartec o similare, windstopper/guscio antipioggia) e che comunque nessuno ha mai sofferto il caldo nonostante i dislivelli e la distanza!
Proprio mentre noi stavamo tornando, alle 15 abbiamo incrociato una famigliola (babbo, mamma e ragazzo di 7-8 anni, vestiti in stivali e normali abiti da città) diretta verso la cima del Monte Falterona, distante, dal punto in cui eravamo, almeno 20 minuti con un buon passo; suddetta famigliola l’abbiamo ritrovata poco dopo mentre eravamo sulla cima del Monte Falco, perché vista l’ora aveva deciso saggiamente di ritornare sui propri passi prima di giungere alla croce e da lì in poi, vista anche la nebbia che si stava alzando e il sentiero non proprio conosciuto, di unirsi a noi per raggiungere la macchina parcheggiata al passo della Calla; li abbiamo salutati una volta arrivati alla Burraia, quando mancavano pochi minuti alle 5. Se non avessero deciso, molto saggiamente, di rimandare la visita del Monte Falterona avrebbero potuto trovarsi in difficoltà, considerando sia l’ora tarda, sia l’equipaggiamento insufficiente per le temperature di ieri! Quindi seguite il consiglio non improvvisate!