Cristian dimostra più anni di quelli che ha. Il sorriso largo, lo sguardo sereno e parole profonde per un ragazzo del 1987. Lo abbiamo disturbato al termine di questo Tor des Geants per altre 4 chiacchiere, per sapere come era andata, anche se l’arrivo di Courmayeur erano riusciti a vederlo davvero in pochi visto l’annullamento della competizione per maltempo.
prima domanda: un bilancio di questo TOR?
il tor è passato e sinceramente ancora non ho capito bene la dimensione di quello che è stato… chi c’è stato si sente catapultato in una dimensione parallela e poi all’improvviso ributtato nel mondo civilizzato, un specie di reduce dalla guerra, rimani stordito e apatico verso tutto quel comfort… sei abituato a mangiare in 5 secondi, a lavarti solo la faccia in acqua ghiacciata e ad indossare gli stessi panni per giorni e il semplice sederti a tavola ti mette a disagio.. ti svegli la notte di soprassalto guardando l’orologio convinto che l’addetto alle brande non ti abbia svegliato e che il tuo gruppo sia scappato… dicono che esista una malattia, si chiama mal di tor e i più ci rimangono sotto, come una droga, hai sputato l’anima in quei giorni ma finalmente hai capito di che pasta sei fatto.
Sinceramente questo tor l’ho vissuto con tranquillità, cercando di restare nelle zone alte della classifica ma con la consapevolezza che a 27 anni un’esperienza del genere è importante “portarla a casa”. Quasi tutti i big hanno fallito il loro primo tor, o finendolo in tempi altissimi o ritirandosi prima di metà gara; ho fatto tesoro di un sacco di esperienze come le bufere di neve, le crisi di pianto e quelle di vomito, le allucinazioni continue la seconda notte e l’imparare a convivere con una crisi respiratoria per quasi tutta la gara. Ho avuto tantissimi messaggi di incitamento e questi nei pochi minuti in cui ho guardato il telefono mi hanno dato una gran forza. Possiamo dire che è stato un tor positivissimo… adoro il maltempo, peggio è e più mi esalto, comunque sia andata io ancora c’ero e me la sarei giocata per un piazzamento nei primi 50 fino alla fine.
a leggere i vari resoconti e livenews la prima notte è stata davvero impegnativa, la tua prima notte come è andata?
Bene.. Ho fatto molti allenamenti notturni in estate, inoltre amando l’acqua e la neve non ho sofferto più di tanto quando dopo la mezzanotte si è scatenato il finimondo… Ho avuto qualche problema solo in cima al Col Entreloor perché ero fradicio e lassù tirava un vento fortissimo.. Mi spiace esser stato tra i primi fermati a Eau Rouge. . avevo visto che col maltempo ero in gran rimonta.
“Delusione” a parte per essere potuto arrivare a Courmayeur, sei d’accordo o meno con lo stop degli organizzatori?
Il momento peggiore dal punto di vista meteo e sicuramente stato durante la prima notte.. Più di metà gruppo era tra l’Entreloor e il Loson, gli unici due colli sopra ai 3000 quando ha iniziato a nevicare in maniera importante.. Esperienza e materiali mi hanno molto aiutato ma ho visto gente in pantaloni corti totalmente ibernata… Neve che poi abbiamo ripreso anche la terza notte.. La notte che hanno sospeso la gara, la quarta, c’era tantissima nebbia e un vento fortissimo, la visibilità era ridotta a poco più di un metro.. Io conoscevo bene quel tratto di gara e non mi sono fatto rallentare e ho recuperato diversi minuti al gruppo avanti a me.. Il problema a mio avviso e stato più per la coda del gruppo che in quel momento si trovava a Donnas e doveva salire al rifugio Coda dove di nebbia ce ne è pure troppa in condizioni normali… Poi considera che la prima notte eravamo in 800 in un raggio di 20 km… La quarta eravamo 500 in 200 km….. Quindi capisci le difficoltà nel gestire tutti quelli che si perdevano. Io non me lo aspettavo e ci sono rimasto sinceramente male, è l’ultra più duro al mondo.. Qualche rischio in più io lo avrei corso.
Il momento più bello o emozionante?
Beh, di mome
nti emozionanti ce ne sono stati tanti.. Dal cane che mi ha seguito per quasi 40 km alla mega crisi di pianto al Lago Chiaro. Ma se ne devo scegliere uno scelgo l’alba del terzo giorno.. Erano 45 ore che non dormivo e avevo avuto le allucinazioni tutta la notte. Stavo per entrare al rifugio Coda, il punto dove parte l’alta via numero 1.. Ad un certo punto ho alzato la testa e davanti a me un raggio di sole, uno dei pochi visti in 4 giorni ha colpito il Cervino e il Monte Rosa. Era la prima volta che li vedevo da quando eravamo partiti, e il cuore mi si è riempito di felicità, tant’è che al rifugio mi sono concesso una birra e 3 piatti di pasta alle 7 del mattino per festeggiare!
che allucinazioni hai avuto?
Sapevo che per il tipo di gara che volevo impostare avrei rischiato di avere problemi tipo allucinazioni e rallentamento dei riflessi. In salita al Coda ho avuto la sensazione di esser seguito e girandomi ho visto un sacco di frontali che mi stavano per superare. L’ho detto a Maxim, il mio compagno di gara per oltre 100 km. Lui si è girato e non ha visto nessuno, mi sono girato nuovamente e le luci erano sempre li ad incalzarmi. Dopo 5 minuti di battibecchi abbiamo scoperto che erano stelle. Da lì in poi vedevo capre sui tetti, ombre che correvano ai lati dei sentieri e scambiavo chiunque trovassi per qualcuno che conoscevo. A volte non capivo neanche dove fossi e perché mi trovavo in valle d’Aosta…
Nelle foto su Facebook ti si vede insieme a Lisa Borzani, una campionissima che l’anno scorso al TOR è arrivata seconda. Ti ha in qualche modo aiutato con la sua esperienza?
l’amicizia con Lisa e Paolo (il compagno di Lisa Borzani ndA) è nata un po’ per caso durante le mie prime gare, guarda caso… parlando di tor…. ricordo un incontro casuale in un rifugio a 3000 mt proprio nei giorni precedenti al suo terzo tor con Paolo nel 2013… quando si dice il destino! comunque si, la loro esperienza mi ha aiutato molto, ad agosto ci siamo fatti 4 giorni stupendi a provare il percorso sotto acqua e neve. questa è stata una cosa che mi ha aiutato molto, prendere la neve di notte in allenamento ha fatto si che psicologicamente in gara non la soffrissi.ù
capitolo sicurezza. Tu ti sei allenato davvero molto, hai provato i materiali, i luoghi, praticamente la maggior parte delle variabili. Puoi dire lo stesso di chi ti circondava alla partenza? O hai avuto l’impressione che molti fossero lì per farsi un trekking più lungo dei soliti sottovalutando cosa sia realmente il TOR?
vorrei entrarci giù pesante, ma sceglierò la diplomazia… il Tor non richiede né punteggi né curriculum.. quando a febbraio ero in attesa di ripescaggio mi andai a vedere il palmares di un centinaio di atleti italiani a caso: bene, più della metà non avevano MAI fatto gare sopra ai 50 km…. il tor non è una gara convenzionale e non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma ho visto gente partire con sacchi dell’immondizia addosso, gente correre sul ghiaccio con scarpe da pista, gente in tenuta podistica morire di freddo sotto una bufera di neve o disgraziati non saper gestire la più comune crisi di fame… beh quando vedi certe cose qualche domanda te la fai e capisci perché poi sospendano la gara per maltempo.
Ultima domanda: in vista del tuo prossimo (mica ti arrenderai qui vero?) TOR, cosa cambieresti rispetto a come hai preparato questo? Questa prima esperienza cosa ti ha permesso di capire?
rifarei tutto del mio tor, a parte fermarmi a dormire la terza notte all’Alpenzù, ho capito che se dormo di notte al risveglio sto peggio, meglio il giorno. riguardo alla preparazione se il fisico e gli impegni lo permetteranno voglio stare più tempo in valle e migliorare nelle salite, inoltre vorrei ottimizzare il consumo di grassi in gara. Da questa esperienza ne esco molto più forte psicologicamente e consapevole delle mie potenzialità… non dimentichiamo 2 cose che reputo fondamentali e mi fanno guardare al futuro con ottimismo… ero uno dei più giovani in gara e al primo tor molti si ritirano… quindi diamoci di fare, settembre 2016 è vicino!!!!