Purtroppo il tempo è stato estremamente inclemente, costringendoci a delle modifiche all’itinerario originale, che prevedeva, partendo dal Lago di Fedaia, l’arrivo a Piz Boè passando per la Via del Pan. Le notizie di pioggia, vento e probabilmente anche neve ad alta quota ci ha fatto desistere, soprattutto perché di sicuro nei seppur fornitissimi zaini non avevamo previsto anche la necessità di portarci dietro vestiti invernali.
Il terzo giorno ci ha visto quindi, mesti mesti, prendere l’autobus fino a Pozza, dove, beffa suprema, abbiamo trovato pieno sole. Il tempo di arrivare in albergo e lasciare i bagagli perchè comunque le animosità da camminatori non erano di certo sopite: il nuovo itinerario ci vedeva lasciare Pozza e, alleggeriti degli zaini, percorrere la ciclabile lungo il fiume fino a Campitello. Una passeggiata facile e pianeggiante, con i complessi del Catinaccio e del Vajolet ad osservarci dall’alto. Ovviamente, anche in questo caso, il tempo ci ha messo della sua, volgendo al brutto subito dopo pranzo e costringendoci, nuovamente, a desistere. Il temporale, estremamente violento, ci ha risparmiato per pochi minuti, lasciandoci, per lo meno, rientrare in albergo.
Per il quarto giorno abbiamo deciso di arrivare a Vigo per prendere la funivia del Catinaccio. Con il tempo già grigio e le nuvole cariche di pioggia, fare il sentiero che sale fino a Campedie ci sembrava alquanto azzardato, soprattutto considerando che già lo conoscevamo, avendo perso, un po’ di tempo fa, l’ultima funivia a scendere. Da Campedie l’itinerario prevedeva l’arrivo al Rifugio Vajolet e, meteo permettendo, l’ascesa fino al rifugio Re Alberto.
Il sentiero, pianeggiante, si snoda attraverso i boschi e le piste da sci, adesso prati verdi e praticamente immacolati e, prima del Rifugio Vajolet (2243 metri), permette un altro paio di soste presso altri rifugi, tipo il rifugio Stella Alpina (1972 metri). Il sentiero è tassellato da cartelloni che spiegano, a bambini (e non), le meraviglie del bosco.
Arrivati al rifugio Vajolet, ci siamo chiesti se potesse valere la pena provare l’arrivo al Re Alberto, viste le rocce umide e il sentiero abbastanza ripido. Dubbi fugati immediatamente dalla pioggia, che, seppur sottile, ha iniziato ad abbattersi inesorabilmente su di noi. Rimandato ad un altro anno, purtroppo.
A questo punto non ci rimaneva altro da fare che coprirsi bene e rimettersi in marcia con i piani ancora una volta saltati; peccato, sarà per il prossimo anno!